Commette il reato di infedele
patrocinio l’avvocato che consigli al proprio cliente di
presentare una dichiarazione Iva fraudolenta per non
discostarsi e, dunque, creare sospetti, dalle
dichiarazioni precedenti. Lo ha stabilito la Corte di
cassazione, sentenza 6703, respingendo il ricorso del
legale. In particolare i giudici hanno chiarito che non
“vale ad eludere la sussistenza del reato il sostanziale
consenso” del cliente che abbia sottoscritto la
dichiarazione redatta secondo le indicazioni del
professionista.
“Infatti - prosegue la sentenza -
il consenso deve ritenersi privo di rilevanza e inidoneo
ad escludere il reato di cui all’articolo 380 del codice
penale, in quanto il criterio di valutazione della
condotta del professionista non riguarda l’incarico
ricevuto, ma il dovere professionale”. Del resto,
spiegano ancora i giudici “l’obbligo dell’avvocato di
difendere gli interessi della parte assistita, incontra
il limite dell’osservanza della legge: lo stesso codice
deontologico forense, prevede, al’articolo 36, che
l’assistenza dell’avvocato al proprio cliente deve
essere condotta nel miglior modo possibile, ma nel
limite del mandato ricevuto e nell’osservanza della
legge e dei principi deontologici”.
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