L'avvocato, ai fini del suo
compenso, può inserire la causa contro il
demansionamento, andata a buon fine, tra quelle di
valore indeterminabile. La Corte di cassazione, con la
sentenza n.8, afferma la legittimità del comportamento
assunto da un legale che, nel determinare la sua
parcella, aveva considerato non derminabile il valore di
tre cause affrontate per la sua cliente contro il datore
di lavoro per chiedere il reinserimento nelle mansioni.
Le azioni promosse riguardavano: la reintegrazione nelle
mansioni, il procedimento cautelare relativo a tale
domanda e il reclamo contro il provvedimento cautelare.
Atti andati a buon fine con soddisfazione della signora
che non aveva però gradito il "conto" finale, messo nero
su bianco dal professionista. Secondo la ricorrente le
cause andavano inserite tra quelle con valore fino a
5.200 euro, perché il suo risarcimento era stato di
circa 4.900 euro. Una richiesta respinta dai giudici,
secondo i quali giustamente l'avvocato non ha tarato il
suo onorario sul risarcimento ottenuto dall' assistita.
Per gli ermellini i risultati positivi, ottenuti dalla
ricorrente al termine delle controversie, vanno al là
della somma ottenuta. |