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Tentato omicidio per il "giustiziere" che spara al ladro-Corte di cassazione - Sezione I penale - Sentenza 14 dicembre 2011-18 gennaio 2012 n.1900-commento-Guida al diritto.it

 

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Tempi duri per i giustizieri della notte. La corte di Cassazione conferma la condanna per tentato omicidio a carico del ricorrente che aveva sparato con una p38, dal balcone di casa sua, a due ladri che stavano rubando il carburante da alcuni automezzi parcheggiati accanto a un cantiere, ferendo gravemente uno dei due. Il “pistolero” aveva giustificato il suo gesto con il timore che i “mariuoli” si dirigessero verso il cancello della sua abitazione. Secondo la difesa l’uomo avrebbe sparato in aria a scopo intimidatorio un colpo che era invece andato a segno a causa della scarsa illuminazione della zona.

 

L’assenza della legittima difesa - All’oscurità, che gli avrebbe impedito di limitarsi all’intimidazione,  il Charles Bronson di casa nostra, aveva aggiunto il fattore umano: una deviazione fatale del colpo dovuta alla moglie, che si era “avvinghiata” alle sue gambe per impedirgli di usare l’arma.  Tentativi di discolparsi che, questa volta, falliscono il bersaglio. La Cassazione respinge gli sforzi della difesa di far passare la tesi della legittima difesa e dunque l’eccesso di colpa, in nome di un pericolo vero o percepito come tale. Il ladro ferito era stato, infatti, colpito alle spalle, mentre stava presumibilmente fuggendo e comunque non stava certamente dirigendosi verso l’abitazione del ricorrente, inoltre la zona era illuminata quanto bastava per vedere distintamente le sagome. Per finire era stata usata un’arma in grado di uccidere.

 

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