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PER IL DANNO ESISTENZIALE OCCORRE TEMPO-.A.R. Calabria Catanzaro n. 1552/2011:  - Natalino SAPONE

 

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Persona e danno.it

T.A.R. Catanzaro Calabria, sez. II, 13 dicembre 2011, n. 1552, pres. Calveri, est. Andolfi, ha annullato il provvedimento con cui era stata disposta la riapertura di un impianto di depurazione.

 

Ha rigettato la domanda risarcitoria sull’assunto che il “danno esistenziale, alla vita di relazione, lamentato dal ricorrente, non è riconoscibile laddove si sia verificato un temporaneo fastidio, prontamente eliminabile con la tutela di annullamento e con quella cautelare. Perché si verifichi un danno esistenziale è necessario che la vita di relazione sia compromessa con effetti permanenti o almeno persistenti nel tempo. Né, evidentemente, è risarcibile il rischio per la salute, non essendosi verificato un evento realmente lesivo dell'incolumità fisica o psichica del ricorrente”.

 

Ciò conferma che rimane una differenza tra danno morale e danno esistenziale sotto il profilo temporale, anche dopo la precisazione della sentenza n. 26972/08 secondo cui il danno morale non è necessariamente transeunte. La differenza è che il danno morale può essere durevole, il danno esistenziale deve (non può non) essere durevole. Forse meglio: il danno esistenziale ha bisogno di una certa durata. Non è necessariamente permanente. Anzi di solito è temporaneo. Ma non gli è sufficiente l’attimo, abbisognando di durata.

 

La sentenza in commento usa l’espressione “temporaneo fastidio” per indicare un pregiudizio che non raggiunge la soglia del danno esistenziale.

 

Forse si può precisare che si tratta di fastidio e non di danno esistenziale quando il pregiudizio è troppo breve perché si possa ravvisare la compromissione di un assetto relazionale, di abitudini di vita. Uno degli elementi che permettono di distinguere tra fastidi e danni esistenziali è quindi la durata, la consistenza temporale. L’impedimento a recarsi al circolo sportivo, alla comunità religiosa, all’associazione culturale, se dura un solo giorno è un pregiudizio ma non un danno esistenziale. Se questo impedimento si protrae per qualche settimana, si può discutere. Se dura per qualche mese, non c’è dubbio che sia un vero danno esistenziale. Confini incerti, sfumati? Ma quale concetto – almeno tra quelli che popolano il territorio del danno alla persona – non ha un margine di incertezza?

 

Confini incerti quanto sono nella realtà le abitudini di vita. Ma comunque molto meno incerti e meno vaghi rispetto ai confini di nozioni come quelle di gravità della lesione e serietà del danno. E soprattutto su nozioni come quelle di abitudini di vita ed assetti relazionali, si può ragionare, obiettare, argomentare; molto di meno lo si può fare su nozioni come serietà del danno e gravità della lesione; il che è decisivo ai fini della prevedibilità della decisione.

 

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