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Urbanistica.Disciplina sulle distanze applicabilità agli interventi di ristrutturazione-TAR Lombardia (MI) Sez. II n.2654 del 4 novembre 2011-Commento e testo

 

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Urbanistica.Disciplina sulle distanze applicabilità agli interventi di ristrutturazione

 

Sono soggetti alla disciplina delle distanze tutti gli interventi edilizi, ancorché definiti come “ristrutturazione”, che comportino l'ampliamento di edifici «all'esterno della sagoma esistente». Infatti la disposizione di cui all’art 9, d.m. 2 aprile 1968 n. 1444, pur riferendosi (comma 1 n. 2) alla realizzazione di "nuovi edifici", è applicabile anche agli interventi di sopraelevazione e dunque anche alle ristrutturazioni, quando comportano un incremento dell'altezza del fabbricato.

 

N. 02654/2011 REG.PROV.COLL.

 

N. 00212/2009 REG.RIC.

 

 

 

REPUBBLICA ITALIANA

 

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

 

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia

 

(Sezione Seconda)

 

ha pronunciato la presente

 

SENTENZA

 

sul ricorso numero di registro generale 212 del 2009, integrato da motivi aggiunti, proposto da:

Rezzani Carlo Maria, Maggi Gaetano e Tagliabue Marinella, rappresentati e difesi dagli avv. Lorenzo Spallino e Paolo Fama', con domicilio eletto presso lo studio di quest’ultimo, in Milano, via del Don, 3;

 

contro

 

Comune di Carate Urio, rappresentato e difeso dagli avv. Bruno Bianchi, Luigi Sirtori, con domicilio eletto presso lo studio del primo, in Milano, via Settembrini 35;

 

nei confronti di

 

Ministero per i Beni e le Attività Culturali,

Immobiliare San Marco Srl;

 

per l'annullamento

 

I) con il ricorso principale:

 

della delibera del Consiglio Comunale n. 18 dell’8 settembre 2008, avente ad oggetto l’approvazione definitiva del piano di recupero del fabbricato sito in Via Diaz 4, nonché per quanto occorrer possa, della delibera C.C. n. 23 del 10 dicembre 2007, avente ad oggetto l’adozione del medesimo piano di recupero;

 

II) con motivi aggiunti depositati in data 18 agosto 2009:

 

del nulla osta paesistico adottato in data 25 maggio 2009, prot. 2461.

 

 

 

Visti il ricorso, i motivi aggiunti e i relativi allegati;

 

Visto l'atto di costituzione in giudizio del Comune di Carate Urio;

 

Viste le memorie difensive;

 

Visti tutti gli atti della causa;

 

Relatore nell'udienza pubblica del giorno 20 ottobre 2011 la dott.ssa Silvana Bini e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

 

Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue:

 

 

 

FATTO

 

I ricorrente sono proprietari di un immobile nel Comune di Carnate, con vista sul lago.

 

Con il presente ricorso hanno impugnato la delibera del Consiglio Comunale n. 18 dell’8 settembre 2008, avente ad oggetto l’approvazione definitiva del piano di recupero di un fabbricato limitrofo alla loro proprietà, in cui si prevede l’innalzamento di un piano, con conseguente privazione di veduta del lago.

 

Avverso il piano di recupero sono articolate le seguenti censure:

 

1) violazione dell’art 16 comma 3 L.U. e degli artt. 2 e 3 L. 241/90: il piano di recupero non è stato sottoposto al parere della Soprintendenza;

 

2) violazione e falsa applicazione degli artt. 2 comma 2 lett. d) della LR 23/97 e 25 L.R. 12/2005: in base ad una interpretazione estensiva dell’art 25 LR 12/2005 è stato consentito l’intervento di recupero, con un aumento superiore al 10% del peso insediativo, creando un nuovo corpo;

 

3) violazione e disapplicazione dell’art 16 delle NTA del PRG in tema di altezza degli edifici oggetto del Piano di recupero: viene creato un nuovo piano, superando l’altezza consentita;

 

4) violazione dell’art 5 delle NTA in tema di distanze: il nuovo piano viola le distanze dai confini e dagli edifici; inoltre sono state calcolate erroneamente, escludendo i corpi aggettanti;

 

5) violazione della normativa regionale in tema di scansione procedurale dei piani attuativi; mancata ripubblicazione del progetto: l’Ufficio tecnico ha imposto prescrizioni sul progetto, senza richiedere la necessaria ripubblicazione.

 

Con motivi aggiunti depositati in data 18 agosto 2009 è stato impugnato il nulla osta paesistico del 25 maggio 2009 prot. 2461, per opere in variante al provvedimento paesistico n. 2155 del 11 aprile 2007, articolando la seguente censure:

 

6) eccesso di potere e violazione di legge: difetto di motivazione, art 3 L. 241/90, violazione e falsa applicazione della delibera di Giunta Regionale n. 8/2121 del 15 marzo 2006: nel provvedimento non si rinviene alcuna valutazione circa la compatibilità dell’opera.

 

Si costituiva in giudizio l’Amministrazione comunale intimata, sollevando eccezioni preliminari e chiedendo il rigetto del ricorso nel merito.

 

Alla udienza del 20 ottobre 2011 il ricorso veniva trattenuto in decisione dal Collegio.

 

DIRITTO

 

1. Con il ricorso principale viene impugnata la delibera di approvazione del piano di recupero, interessante un immobile limitrofo alla proprietà di parte ricorrente; oggetto dei motivi aggiunti è invece il parere paesaggistico reso sulla variante al progetto.

 

2. In via preliminare si devono esaminare le eccezioni di irricevibilità e di inammissibilità.

 

2.1 Il ricorso è tempestivo, essendo stato presentato per la notifica nel termine decadenziale di 60 giorni, che decorre dall’ultimo giorno di pubblicazione della delibera all’Albo Pretorio. Nel caso di specie la delibera è stata affissa dal 28 ottobre per 15 giorni, cioè fino al 12 ottobre, mentre il ricorso è stato presentato agli Ufficiali Giudiziari il 9 dicembre.

 

2.2 Anche l’eccezione di inammissibilità è infondata.

 

Non solo infatti sussiste il requisito della vicinitas, ma l’intervento ha comportato anche una limitazione della veduta: è stato riconosciuto l’interesse ad impugnare il titolo edilizio rilasciato a terzi, in capo al proprietario limitrofo che, “lamentando la lesione dell'interesse a godere della veduta, dimostri la titolarità di una costruzione in area limitrofa a quella di esecuzione dei lavori, anche se non abbia fornito la prova che questi ultimi abbiano cagionato un danno, costituendo questa una questione di merito irrilevante sulla condizione dell'azione” (Consiglio Stato, sez. VI, 15 giugno 2010, n. 3744).

 

2.3 Totalmente inconferente l’eccezione di sopravvenuta carenza di interesse conseguente all’approvazione del PGT: si tratta infatti di una asserzione priva di riscontro, dal momento che nessuna disposizione del PGT pare abbia inciso sulla efficacia del piano di recupero de quo.

 

3) Nel merito il ricorso merita accoglimento, essendo prima facie fondato il motivo n. 4 (indicato nel ricorso al punto 9), relativo alla violazione delle distanze.

 

Dalla ricostruzione dei fatti è evidente che la torretta è stata ampliata e sostituita con un nuovo piano, violando la distanza dai confini e dagli edifici.

 

Contrariamente da quanto sostenuto dall’Ufficio Tecnico, la misurazione deve ricomprendere il vano scala, le rampe e il vano ascensore, in quanto corpi aggettanti di misura superiore a mt 1,50.

 

Sostiene poi la difesa dell’Amministrazione che trattandosi di ristrutturazione, non devono essere rispettate le distanze dal confine imposte dal regolamento edilizio per le nuove costruzioni.

 

La tesi del Comune non è condivisibile: questa Sezione ha anche recentemente affermato che “sono soggetti alla disciplina delle distanze tutti gli interventi edilizi, ancorché definiti come “ristrutturazione”, che comportino l'ampliamento di edifici «all'esterno della sagoma esistente» [cfr. le «definizioni» di cui all'art. 27 comma 1 lett. e) n. 1), l. rg. n. 12 del 2005, che testualmente annovera tale fattispecie tra gli «interventi di nuova costruzione»] T.A.R. Lombardia Milano, sez. II, 10 dicembre 2010, n. 7505).

 

Infatti la disposizione di cui all’art 9, d.m. 2 aprile 1968 n. 1444, pur riferendosi (comma 1 n. 2) alla realizzazione di "nuovi edifici", è applicabile anche agli interventi di sopraelevazione e dunque anche alle ristrutturazioni, quando comportano un incremento dell'altezza del fabbricato.

 

4) Pertanto la fondatezza del motivo è sufficiente per accogliere il ricorso e annullare la delibera del C.C. 18/2008 di approvazione del piano di recupero.

 

Gli ulteriori motivi possono essere assorbiti.

 

L’annullamento del piano di recupero comporta altresì la caducazione del nulla osta paesistico impugnato con i motivi aggiunti, stante il rapporto immediato, diretto e necessario con il piano di recupero.

 

Le spese seguono la soccombenza e sono liquidate nel dispositivo.

 

P.Q.M.

 

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia (Sezione Seconda), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e per l’effetto annulla la delibera del C.C. 18/2008 di approvazione del piano di recupero.

 

Condanna il Comune di Carate Urio al pagamento delle spese di lite, quantificate in € 2.000,00 (duemila/00), oltre oneri di legge, da liquidarsi a favore di parte ricorrente, in parti uguali

 

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.

 

Così deciso in Milano nella camera di consiglio del giorno 20 ottobre 2011 con l'intervento dei magistrati:

 

Angelo De Zotti, Presidente

 

Giovanni Zucchini, Primo Referendario

 

Silvana Bini, Primo Referendario, Estensore

               

               

               

               

L'ESTENSORE    

                IL PRESIDENTE

               

               

               

               

               

               

               

               

               

               

 

DEPOSITATA IN SEGRETERIA

 

Il 04/11/2011

 

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