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UNO STATUTO CHE NON FA CRESCERE di Francesco Vella  -La voce.info

 

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Il Parlamento ha approvato lo statuto d'impresa. Vi faceva riferimento anche la lettera di intenti inviata dal governo all'Europa. Contiene importanti principi, ma mira a tutelare soprattutto le piccole imprese. Il rischio di privilegiare la piccola dimensione è però quello di condannare il nostro sistema produttivo a una condizione di nanismo industriale che non crea i presupposti per una reale crescita dell'economia.

 

Nei giorni convulsi precedenti la caduta del governo è passato quasi sotto silenzio un evento importante. È arrivata, infatti, la prima verifica per la lettera di intenti (vedi il nostro articolo Perché non sia una lettera a babbo natale, di Daveri e Fumagalli, ) a suo tempo inviata dal governo all’Europa. In quella lettera, tra gli impegni per sostenere l’imprenditorialità e l’innovazione, si richiamava “lo statuto delle imprese che diventerà legge nelle prossime settimane”.

 

LO STATUTO DELLE IMPRESE

 

Riuscendo a passare in un Parlamento bloccato dalla crisi, lo statuto delle imprese è adesso diventato legge e quindi si può finalmente andare ad analizzare i contenuti, anche se qui il governo c’entra, ma non troppo, perché si tratta del classico provvedimento bipartisan, approvato praticamente all’unanimità, e che contiene letteralmente un po’ di tutto.

Nei ventuno articoli si elencano i principi generali che caratterizzeranno il nuovo statuto dell’impresa, si definiscono i criteri ai quali l’attività regolativa si dovrà ispirare attraverso l’Air, Analisi di impatto della regolamentazione, vietando l’introduzione di nuovi oneri i per le imprese se non compensati da contestuali “alleggerimenti”; si semplificano e si rendono più trasparenti i rapporti con la pubblica amministrazione, obbligando finalmente il governo a recepire la direttiva comunitaria sui ritardi nei pagamenti.

Una serie di misure, alcune delle quali in realtà già conosciute e sperimentate, da analizzare e approfondire, anche perché dovranno passare il filtro dei regolamenti di attuazione, ma che nel complesso possono effettivamente contribuire a rendere il nostro ordinamento più funzionale alle attività d’impresa e a rimuovere gli ostacoli  normativi alla crescita.

 

PICCOLO E PRIVILEGIATO

 

Ma è proprio quello della crescita il nodo cruciale, o se vogliamo la zona d’ombra, della legge. Si chiama “Norme per la tutela della libertà di impresa”, ma il titolo non racconta tutta la verità perché il filo conduttore dei ventuno articoli, la vera chiave di volta del provvedimento, è la creazione di uno statuto particolare per le piccole e piccolissime imprese. La convinzione, in sostanza, è che riservando a queste un trattamento privilegiato si possa valorizzare il nostro apparato imprenditoriale che ha nella piccola dimensione il suo tratto caratteristico. Così le micro, piccole e medie imprese diventano per legge destinatarie del 60 per cento degli incentivi (con una quota obbligatoria del 25 per cento alle micro imprese) e vengono anche facilitate nell’accesso alle procedure di appalto introducendo, fra l’altro, “modalità di coinvolgimento nella realizzazione delle grandi infrastrutture” di quelle residenti nei territori dove sono localizzati gli investimenti (alla faccia della concorrenza). Viene, infine, istituito il “Garante per le micro, piccole e medie imprese” con il compito di monitorare le politiche del settore e seguire lo stato di attuazione dei diversi provvedimenti.

 

LE SCELTE DIFFICILI PER CRESCERE

 

La piccole imprese devono, naturalmente, essere tutelate e operare in un ambiente regolamentare semplice ed efficiente, ma lo sviluppo dell’apparato produttivo non può essere affidata solo alla piccola dimensione, che corre il rischio di trasformarsi in nanismo o, peggio ancora, in territorio di conquista per le grandi imprese dei nostri vicini di casa.

In questo caso, le regole non sono affatto neutrali, ma possono fungere da stimolo per il raggiungimento di quei livelli assolutamente necessari per fronteggiare sfide competitive sempre più drammaticamente difficili. Al contrario, il pericolo di un sistema che premia la piccola e la micro impresa solo perché piccola e micro è quello di disincentivare la crescita dimensionale, della quale, invece, la nostra economia ha un gran bisogno.

 

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