Avv. Paolo Nesta


Palazzo Giustizia  Roma


Palazzo Giustizia Milano

Sede di Roma: C.so Vittorio Emanuele II,  252   00186 – Roma
Tel. (+39) 06.6864694 – 06.6833101 Fax (+39) 06.6838993
Sede di Milano:  Via Pattari,  6   20122 - Milano 
Tel. (+39) 02.36556452 – 02.36556453  Fax (+ 39) 02.36556454 

 

Il tentativo nella “mente”: una condanna anticipata per violenza sessuale? di Davide Steccanella

 

Home page

Note legali e privacy

Dove siamo

Profilo e attività

Avvocati dello Studio

Contatti

Cassa di Previdenza e deontologia forense

Notizie di cultura e di utilità varie

 

 

 

 

In ossequio ad una recente pronuncia della Suprema Corte di Cassazione in materia di configurabilità dell’ipotesi delittuosa del tentativo (art. 56 Cp) di atti sessuali con minori (art. 609 quater Cp), un Giudice di Milano ha condannato in sede di Giudizio abbreviato un uomo che dapprima aveva “adescato” a mezzo chat una minorenne dandole un appuntamento e quindi, fatta salire a bordo della propria autovettura, si era direzionato verso casa propria.

 

Il pronto intervento delle forze dell’ordine, allertate dai genitori della minore che avevano preso visione della chattata, ha determinato l’arresto della autovettura e quindi dell’uomo.

 

Pertanto, pur non essendo stato posto in essere alcun approccio sessuale nei confronti della minore, la precedente condotta dell’uomo ha fatto ritenere al Giudice integrati quegli atti idonei diretti in modo non equivoco alla commissione del reato contestato, e da ciò la conseguente condanna per atti sessuali tentati con minorenne.

 

Ora, se dal punto di vista special-preventivo la decisione “non fa una grinza”, dal punto di vista squisitamente giuridico il principio statuito dalla Suprema Corte, e fatto proprio dal Giudice di merito, può destare qualche perplessità, giacchè una siffatta anticipazione della soglia di punibilità del tentativo sembrerebbe sanzionare una mera intenzione più che una condotta, e la intenzione, in quanto tale, e a differenza appunto della condotta, appare di non facile dimostrabilità.

 

In realtà la Sentenza appare giuridicamente corretta proprio per la speciale tipologia del delitto cui nel caso de quo è stata applicata la ipotesi tentata, e che come si è detto, non è affatto quello di violenza sessuale di cui all’art. 609 bis Cp, bensì quello ben diverso di atti sessuali con minorenne di cui al successivo art. 609 quater Cp.

 

Ne deriva che mentre pare davvero arduo ritenere provato un tentativo di violenza sessuale sulla scorta di un semplice passaggio in auto direzionato verso casa propria giacchè manca qualsiasi atto di costrizione idoneo a pronosticare  il futuro comportamento del reo in caso di resistenza della vittima, nel caso di atti sessuali con minori puniti in quanto tali (essendo irrilevante l’atteggiamento della vittima), diventa più semplice ricostruire, sulla base degli elementi accertati agli atti, la inequivoca intenzione del reo soprattutto in assenza di una valida alternativa da egli proposta.

 

Siamo di fronte ad un tipico caso di inversione dell’onere della prova, insomma, nel senso che, una volta accertato che un adulto ha contattato per un appuntamento a casa propria una minorenne il tentativo del delitto di cui all’art. 609 quater Cp è presunto, e toccherà all’adulto dimostrare al Giudice che le proprie azioni erano mosse da diverso intendimento.

 

www.avvocatosteccanella.it

 

Legislazione e normativa nazionale

Dottrina e sentenze

Consiglio Ordine Roma: informazioni

Rassegna stampa del giorno

Articoli, comunicati e notizie

Interventi, pareri e commenti degli Avvocati

Formulario di atti e modulistica

Informazioni di contenuto legale

Utilità per attività legale

Links a siti avvocatura e siti giuridici