Avv. Paolo Nesta


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Roma è la madre dello scandalo. Questa meravigliosa città esemplifica la povertà causata dal cinismo della malagiustizia. Alcuni cittadini della capitale (molti, in verità) hanno perso la dignità, per volere di quella parte del sistema giudiziario che non vuole svincolarsi da un modus operandi che emargina sempre gli onesti incappati nelle maglie del Diritto di Famiglia “estremamente” interpretato.

 

Sono andato a visitare i luoghi dormitorio sotto il raccordo anulare, e ho trovato disperazione e tanta povertà. Ho visto uomini alla mercè di altri uomini. Ho visto uomini feriti nell'animo. Ho visto uomini persi nel nulla, soli, senza famiglia d'origine e senza figli,  portati via da un sistema malato e sordo ai richiami. Ho visto uomini senza amore, rassegnati al loro destino indotto da istituzioni indifferenti. C'era tanta disperazione nelle loro parole e lunghi silenzi. Non c'era odio per “quelli” che li hanno ridotti a relitti della società, ma c'era tanta preoccupazione per i figli che non vedono crescere e giocare. In quei luoghi sporchi e al buio c'era solo il rumore assordante delle auto poi, per il resto, tanta emarginazione.

 

La gente sembra indifferente ma la gente non sa che quegli uomini sono ridotti a rifiuto della società da qualche Tribunale. Se il popolo sapesse, avrebbe un gesto di stizza nei riguardi di quelle istituzioni che rendono i loro simili eguali ai randagi. Combattiamo la fame nel mondo, si aprono processi contro i mercanti di uomini....ma è solo ipocrisia, nel momento in cui rendiamo nostri cittadini poveri fra i poveri, oltraggiati nella dignità e resi vulnerabili da una giustizia dal fare sbrigativo, lontana dalla realtà.

 

Anche Milano, Palermo, Napoli e tante altre città hanno i loro “papà poveri”, resi tali da un modo d' interpretare il Diritto di Famiglia con estrema sufficienza. Ho visitato altre città per rendermi conto dell'abisso cui molti esseri umani versano a causa, per conto e in nome di una giustizia divoratrice di amore e dignità. E' da ritenere, senza indugio, il Diritto di Famiglia come quel codice dove l'espressione della inciviltà di un popolo si può misurare. E' senza dubbio un recipiente incapace di selezionare le tipologie di affluenti.

 

Vi chiedete il motivo? Sta tutto nella possibilità degli operatori del diritto di riversarci qualunque emozione, opinione o esperienza di vita personale. Un dato per tutti. Il solo fatto di non controllare le dichiarazioni dei testimoni la dice lunga circa l'abbuffata di false testimonianze cui è costellato un procedimento giudiziale. Solo gli sprovveduti credono che il Giudice può essere in grado di capire -senza verificare- la valanga di informazioni rese dai testimoni. Per quanto bravo, esperto e attento può essere un Consigliere, non è pensabile che dal suo “odorato” non scappi niente. Quante e quante volte, all'uscita dal Tribunale, si sente dire: “ho vinto, ancora non hai visto niente, vedi come ha creduto il Giudice alle fesserie dette dal mio testimone....”.

 

Un paragone calzante. Chi si farebbe curare da un medico che fa diagnosi a naso senza verificare se l'ipotesi diagnostica è corretta? Nessuno, proprio nessuno, neppure i Giudici. Eppure gli utenti sono costretti a fidarsi del fiuto di un magistrato senza nessuna verifica circa le deposizioni di un testimone. Che palese enormità. Ho visto ingurgitare dichiarazioni palesamente false per chi conosceva realmente i fatti e le storie personali dei separandi.

 

Torniamo all'argomento primo di questo mio scritto. Fino a qualche decennio addietro era possibile fare la doccia dai barbieri. Oggi questo servizio sta per tornare in auge in quanto i “papà poveri del sistema giudiziario” ne hanno la necessità. Non è tutto. Ho visto i “papà poveri del sistema  giudiziario” lavarsi alle pompe di benzina. Sono dei clochard? Sono i poveri con due lauree che occupano posti di responsabilità nella società. Sono i clochard del Diritto di Famiglia “interpretato”. Sono la vergogna di un Paese che si definisce civile. Sono la vergogna della malagiustizia. Il nostro è un Paese che s'indigna per gli atti di violenza, che soccorre i bisognosi, che esibisce slogan contro il razzismo, che ha la protezione civile migliore al mondo per poi produrre gratuitamente nuovi poveri ed emarginati.

 

Ma ciò non è colpa del popolo, bensì di quella parte della giustizia che ha imparato a chiudere gli occhi e a voltarsi verso la luna. Per non parlare dei media, che trattano l'argomento con commiserazione anziché elaborare programmi di denunzia sociale. Vi racconto l'ultima. Qualche anno addietro al Tribunale di Palermo un Giudice ebbe a dire ad un utente che non poteva pagare il mantenimento in quanto disoccupato “cronico”: “lei è disoccupato ma non fa neanche una cavigghia? (cavigghia= lavoretto manuale riferito all'edilizia). Rispose onestamente il malcapitato: “si faccio qualche “cavigghia” una o due volte al mese per qualche decina di euro”. Riprese il Giudice: “allora può tranquillamente pagare 100 euro al mese per il mantenimento”. Orbene, a Palermo pagano anche coloro che dichiarano la “cavigghia”. A Palermo pagano anche i poveri fra i poveri. A Palermo l'onestà dell'utente non ha pagato, poteva tranquillamente starsene zitto come ebbe a commentare il suo avvocato.

 

Anche dinanzi a pochi spiccioli l'apparato dello Stato si avventa con cieca avidità.

 

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