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Rolex taroccati - Per essere idonei a trarre in inganno il consumatore non sono sufficienti le concrete modalità dell’offerta in vendita-Corte di cassazione Sez. Seconda pen. - Sent. del 09.08.2011, n. 31676-Studio legale law

 

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Anna Teresa Paciotti

 

 

Se un acquirente trova in vendita in un mercato rionale degli orologi a marchio Rolex a un prezzo notevolmente inferiore rispetto al prezzo di mercato, ciò è sufficiente per ritenere sussistente il reato di commercio di prodotti con segni contraffatti ? Si per il Gip del Tribunale di Firenze, no per la Corte di Cassazione che, con la Sentenza n. 31676/2011, ha accolto il ricorso, promosso dal PG, presso il Tribunale di Firenze, avverso la pronuncia con cui il medesimo Tribunale aveva dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di due venditori in ordine al reato di commercio di prodotti con segni falsi. Il Gip del Tribunale di Firenze riteneva insussistente il reato, stante le caratteristiche del prezzo, la confezione degli oggetti e le modalità della vendita, all’interno di un mercato e, pertanto, l’idoneità a ingannare il pubblico in relazione al bene giuridico tutelato, ovvero la fede pubblica.

 

Il PG ha eccepito che il Gip, ai fini dell’accertamento della sussistenza del reato, avrebbe dovuto non tenere conto delle concrete modalità dell’offerta in vendita, ma operare una valutazione in merito all’idoneità della merce a indurre in inganno sulla base del raffronto tra marchio autentico e marchio contraffatto. La Corte ha ritenuto fondata la censura. Infatti, con riferimento al reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, che tutela la pubblica fede, la posizione del singolo acquirente riceve protezione solo e in quanto si atteggia a emanazione parziale dell’intera collettività, per cui la grossolana contraffazione dei segni distintivi dei prodotti detenuti per la vendita o messi in vendita non può essere desunta sulla base dei soli elementi circostanziali delle condizioni di vendita, del prezzo o della qualità dell’offerente, che rendono solo probabile, ma non incontrovertibile, I’ impossibilità di lesione della fede pubblica. Ne consegue che può ritenersi la grossolanità del falso solo ove il prodotto, per requisiti materiali intrinseci, sia tale da fare escludere l’efficienza causale originaria alla produzione dell’evento nei confronti non dello specifico acquirente ma dell’intera collettività, sulla base di una valutazione ex ante riferibile a qualsiasi persona di comune discernimento e avvedutezza. Non solo, l’attitudine della falsificazione a ingenerare confusione deve essere apprezzata non con riferimento al momento dell’acquisto, ma in relazione alla visione degli oggetti nella loro successiva utilizzazione da parte di un numero indistinto di soggetti. Inoltre, è irrilevante che della contraffazione si siano subito resi conto i verbalizzanti, in quanto questi sono dotati di particolare esperienza per l’attività svolta nel settore delle contraffazioni.

 

 

 

Anna Teresa Paciotti

Corte di Cassazione – Sentenza n. 31676/2011

 

 

 

 

Osserva

 

In fatto

 

Il Tribunale di Firenze, con sentenza in data 14/4/2010, dichiarava non luogo a procedere nei confronti di (…) e (…), in ordine ai reati di commercio dei prodotti con segni falsi (art.474 c.p.) e ricettazione di orologi con marchi contraffatti (art. 648 c.p.), ritenendo mancare, con riferimento al primo reato, stante le caratteristiche del prezzo, la confezione degli oggetti e le modalità della vendita (all’interno di un mercato), l’idoneità a ingannare il pubblico e, quindi, la idoneità della condotta, in relazione al bene giuridico tutelato, cioè la fede pubblica, ritenendo, conseguentemente, la insussistenza della ricettazione per l’esclusione del reato presupposto, cioè la contraffazione di marchi.

Proponeva ricorso per cassazione il Procuratore Generale di Firenze lamentando:

a) erronea interpretazione dell’articolo 474 c.p. dovendo il G.I.P., ai fini dell’accertamento della sussistenza del reato, prescindere dalle concrete modalità dell’offerta in vendita, operando una valutazione circa l’idoneità della merce ad indurre in inganno sulla base del raffronto tra marchio autentico e marchio contraffatto;

b) erronea pronuncia di insussistenza del delitto di ricettazione, ritenendo, contrariamente a quanto affermato dal Tribunale, sussistente il delitto di cui all’articolo 474 c.p.

Il difensore della parte civile R. Italia spa con memoria chiedeva l’accoglimento del ricorso della Procura Generale.

Motivi della decisione

il primo motivo di ricorso è fondato ed è assorbente anche del secondo.

Con riferimento al reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, previsto dall’art. 474 cod. pen., che tutela la pubblica fede la posizione del singolo acquirente riceve protezione solo e in quanto si atteggia ad emanazione parziale dell’intera collettività, sicché la grossolana contraffazione dei segni distintivi dei prodotti detenuti per la vendita o messi in vendita non può essere desunta sulla base dei soli elementi circostanziali delle condizioni di vendita, del prezzo o della qualità dell’offerente, che rendono solo probabile, ma non incontrovertibile, I’ impossibilità di lesione della fede pubblica. Ne consegue che può ritenersi la grossolanità del falso solo ove il prodotto, per requisiti materiali intrinseci, sia tale da fare escludere l’efficienza causale originaria alla produzione dell’evento nei confronti non dello specifico acquirente ma dell’intera collettività, sulla base di una valutazione ex ante riferibile a qualsiasi persona di comune discernimento e avvedutezza. (Sez. 2, Sentenza n. 16821 del 03/04/2008 Ud. dep. 23/04/2008 ) Rv. 239783; Sez. 2, Sentenza n. 45545 del 15/11/2005 Cc. dep. 15/12/2005 Rv. 232832).

Peraltro l’attitudine della falsificazione ad ingenerare confusione deve essere apprezzata non con riferimento al momento dell’acquisto, bensì in relazione alla visione degli oggetti nella loro successiva utilizzazione da parte di un numero indistinto di soggetti (Sez. 5, Sentenza n. 33324 del 17/04/2008 Ud. dep. 11/08/2008 Rv. 241347)

Nella fattispecie il Tribunale non ha motivato in ordine alla assoluta inidoneità della contraffazione dei marchi apposti sulla merce a trarre in inganno il pubblico, essendo irrilevante che della contraffazione si siano subito resi conto i verbalizzanti, dotati di particolare esperienza per l’attività svolta nel settore delle contraffazioni.

Va, conseguentemente, annullata I’ impugnata sentenza con rinvio al Tribunale di Firenze per nuovo giudizio.

P.Q.M.

annulla la sentenza impugnata con rinvio al Tribunale di Firenze.

Depositata in Cancelleria il 09.08.2011

 

 

 

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