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Penalisti al governo : salvaguardare la figura dell'avvocato-OLD.IT

 

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Gli avvocati penalisti di nuovo in campo contro la liberalizzazione della professione, che indebolisce la figura del difensore.

 

Con una delibera del 21 dicembre, la Giunta dell'Unione Camere Penali Italiane, premette che la situazione che si è determinata negli ultimi mesi "ha visto un progressivo attacco al tradizionale assetto della professione forense", che vedono nei provvedimenti emanati tanto dal precedente che dall’attuale Governo, la parola d’ordine della liberalizzazione sia per risolvere i mali dell’avvocatura sia per restituire maggior efficienza complessiva al sistema giudiziario, scelte che "lungi dall'essere imposte dal quadro normativo europeo, ovvero da esigenze obiettive, restano in realtà legate a concessioni nei confronti di potentati economici per un verso e ad una visione mercificata della professione forense da un altro".

 

Inoltre, denunciano fra l'altro i penalisti, "in base a mal interpretate esigenze di tempestività, la scelta che il sistema politico ha adottato, con sostanziale adesione di tutti i partiti e delle compagini governative che si sono succedute negli ultimi mesi, é stata quella di operare una radicale delegificazione della materia dell'ordinamento forense, affidandone la disciplina ad un regolamento governativo", con rischi di censure di costituzionalità già evidenziate dal Consiglio Nazionale Forense. Queste scelte politiche - aggiunge la ciunta UCPI - "hanno finito per porre su di un binario morto la legge di riforma della professione".

 

L'UCPI efferma che "la vera rivoluzione copernicana dell'avvocatura, in favore dei cittadini, sarebbe quella di programmare e formare adeguatamente i professionisti nei vari settori, di riconoscere il merito abbattendo i nepotismi, di tutelare con severità e rigore i comportamenti deontologicamente scorretti, anche attraverso una profonda riforma del procedimento disciplinare teso al riconoscimento del principio di terzietà del giudice previsto dall’art. 111 della Costituzione; che su questo terreno i penalisti sono da sempre pronti ad accettare il confronto con il Governo e le forze politiche e parlamentari, senza indulgere in quei riflessi corporativi o quei toni ribellistici che pure affliggono parte del mondo forense e soprattutto quelle virtuali rappresentanze che si autoproclamano e si autolegittimano senza avere una investitura frutto di scelta e di consenso".

 

I penalisti evidenziano fra l'altro che la riforma dell’ordinamento forense non è argomento che si possa sottrarre al confronto con l’avvocatura attraverso scelte unilaterali e che le riforme della giustizia non possono essere subordinate a scelte dettate dall’impellenza finanziaria ma interventi misurati ed equilibrati come suggerito anche dal ministro della Giustizia Severino.

 

L'UCPI evidenzia l’esistenza di "alcuni punti ineludibili dai quali ogni possibile intervento riformatore non potrà prescindere, che si individuano: nell’inserimento di criteri di selezione fondati sul merito e sull’attitudine nell’accesso alle facoltà universitarie; nella previsione di serie verifiche della competenza professionale in sede di prima abilitazione e dell’aggiornamento professionale continuo; nel riconoscimento della specializzazione in campo forense legata alla effettiva pratica e non alla mera preparazione teorico-accademica; nella tutela reale della indipendenza sostanziale dell’avvocato, anche all’interno delle società professionali; nell’affermazione del principio di terzietà del giudice disciplinare e nella riforma della procedura disciplinare".

 

Pertanto nel documento a firma del poresidente, Avv. Valerio Spigarelli, l'UCPI chiede al Governo, ai partiti, ai singoli parlamentari, di tutelare la figura dell’avvocato, "libero difensore degli interessi del cittadino, stralciando la materia del riordino dell’ordinamento forense dal decreto legge all’esame del Parlamento; in ogni caso di riaprire immediatamente il dibattito parlamentare sul testo di legge di riforma attualmente all’esame della Camera dei Deputati, ovvero di adottare tale testo come base dei futuri regolamenti governativi che dovessero disciplinare la materia".

 

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