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RIFORMA DELLA GIUSTIZIA - Pensieri disordinati in ordine ad alcune recenti modifiche nel mondo della Giustizia.-Marco VORANO

 

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Pensieri disordinati in ordine ad alcune recenti modifiche nel mondo della Giustizia.

 

1) La mediazione obbligatoria

Rilevante causa ereditaria: tentativo obbligatorio di conciliazione. Si presenta alto dirigente della Camera di Commercio – probabilmente in virtù del' importante valore della controversia- unitamente al mediatore, non laureato in legge.

La causa attiene al diritto di prelazione, riscatto, legati in conto di legittimità e molti di quegli istituti che generano orticaria, vista la complessità, ad avvocati e giudici.

Il mediatore esordisce con – riporto testualmente-

“Premetto che in materia di successioni so poco o niente ciononostante vedrò di farvi raggiungere un accordo”

Il cliente esterrefatto dallo incipit, chiede

“Ma è uno scherzo?”

“No temo di no”.

Come ampiamente prevedibile nessun accordo si maturava tra le bellicose parti, così il mediatore si riservava di formulare nella propria “camera di consiglio” una proposta, ovviamente avendo sentito (ma compreso?) le contrapposte ragioni.

In quella sede un avvocato chiedeva di verbalizzare che la proposta avrebbe riguardato la domanda A e non quella B poiché nell' ultima alcuno spazio poteva trovare la mediazione essendo le posizioni sideralmente lontane.

A questo punto il dirigente della Camera di Commercio locale, fino a quel punto silente ma visibilmente compiaciuto dell' operato del mediatore, con gesto imperioso decretava: “Eh no avvocato qui non si verbalizza nulla! C' è la privacy da tutelare!”.

“Scusi Presidente – replicava l' incredulo legale sempre più convinto di essere inconsapevole attore di una candid camera televisiva- ma quale Privacy visto che ci sono tutte le parti, gli avvocati e perfino i loro tecnici?”

“C'è la privacy e non mi faccia dire altro perchè noi abbiamo ricevuto disposizioni in questo senso”

“Scusi da chi e quale sarebbe la fonte normativa di questo suo quanto meno discutibile orientamento?”

Il racconto anzi la cronaca visto che è fatto realmente accaduto si ferma qua.

 

2) La manifestazione di interesse

E' noto quasi a tutti gli avvocati che abbiano cause pendenti in Cassazione o in Corte di Appello (civile) che se entro il 30 giugno p.v non perverrà alla Cancelleria assegnataria del procedimento idonea dichiarazione scritta di interesse alla decisione queste verranno dichiarate improcedibili.

Ora le dette dichiarazioni di interesse debbono essere sottoscritte dalla parte.

Quindi se un avvocato ha un cliente straniero magari emigrato in Australia o visti i nuovi trends dell' economia mondiale in Brasile, dovrà ben sbrigarsi se non vuole rischiare a sua volta un bel procedimento per responsabilità professionale.

(Chiaro infatti che l' omissione della raccolta di interesse da parte del professionista unita ad una causa “vincente” trasferirà sull' incauto avvocato i danni patiti dal cliente)

Ora ci si chiede quale sia la logica della predetta misura:

1) valutare effettivamente se le parti han interesse alla decisione della controversia; ma il codice di rito non prevedeva già la rinuncia agli atti, all' azione, la mancata comparizione ex art. 348/309 cpc?

2) sfrondare il ruolo delle intasate Corti di Appello sperando nell' errore del professionista?

Un po'  come il problema delle carceri sovraffollate: costruirne di nuove (indire nuovi concorsi per magistrati)? certo che no: svuotarle, liberando i delinquenti, forse, non così delinquenti o non così pericolosi (su 200 mila avvocati circa, quanti ce ne sono di distratti, poco aggiornati, cialtroni, ignoranti etc...)

Lasciando evidentemente la risposta al difficile quesito al lettore si sottolinea un altro paradosso che esalta la portata assolutamente irrazionale della provvedimento in questione: a fronte di 6 mesi per garantire ai propri processi vi sono  Corti di Appello che per una causa del 2011  rinviano  a metà 2017 per la precisazione delle conclusioni.(La sentenza non arriverà quindi prima del 2018).

Orbene perché debbono sussistere due velocità diametralmente opposte, una assai celere per gli avvocati e una più “rilassata” per la Giustizia.

(Pensiamo, anche, ai 10 giorni a pena di improcedibilità per l' iscrizione a ruolo contro i 6 anni per la sentenza)

Si può davvero ritenere equa e non solo per il professionista ma anche per il cittadino una misura che 1. non sussisteva quando la causa veniva iscritta a ruolo; 2. non velocizza il sistema giudiziario ma al più impedisce che determinate controversie possano trovare una decisione – per colpa del professionista-

E soprattutto, 3, quale benefico impatto economico può conferire alla nostra disastrata situazione economica? Forse l' effetto prettamente illusorio di avere un inferiore carico di processi pendenti e quindi il miraggio di una Giustizia più rapida?

Ricordiamoci bene, però, che se nel 2015 avrem, per ipotesi, 100 cause pendenti avanti la Cassazione e non 150 sarà perché ci saran stati 47 professionisti sbadati e 3 parti che forse non avevano più interesse alla decisione e non certo in virtù di una Giustizia più virtuosa.

Anzi.

 

3)Minimi tariffari e liberalizzazioni

Pur essendo un discreto lettore di quotidiani e settimanali non ho trovato, ma sarei felice di sbagliarmi, un solo articolo che mi spieghi il nesso di causalità intercorrente tra la liberalizzazione delle professioni e il miglioramento dell' economia.

Prendiamo ad esempio l'eliminazione dei minimi tariffari.

L' equazione è forse questa: abolizione minimi=più risparmio=maggior quantità di soldi in tasca e quindi maggiori consumi quindi maggior produzione e infine balzo in avanti dell' economia?

Se fosse così faccio una paradossale previsione per il futuro.

Molti avvocati medi stritolati da colleghi che proporranno prezzi inferiori ai loro, cederanno al “mi paga a risultato ottenuto”, trasformando l' obbligazione di mezzo che caratterizza le professioni intellettuali in “obbligazione di risultato”

(Anzi a dir il vero ci sarebbe una ipotesi ancor più fosca il “se vince mi paga e se perde la pago io)

Quindi l' economia italiana si direbbe che  trarrebbe un grande vantaggio nel pagare di meno i professionisti.

Ma nello stesso modo avrebbe forse un ulteriore  miglioramento se si pagassero meno il latte, il pane, l' elettricità etc.

Insomma seguendo questa logica del “risparmio”, sarebbe corretto affermare che l' economia trarrebbe una spinta ancor più positiva se tutto costasse di meno?

(Allora perché non son stati aboliti tutti i minimi tariffari, inclusi quelli dei Notai?)

Francamente mi pare una tesi del tutto discutibile.

Come mi pare un puro pretesto quello dell' abolizione delle tariffe minime in nome del rilancio dell' economia, quando chiaramente si è utilizzato il momento di crisi economica come cavallo di Troia per cercare di perseguire altre finalità.

Si prenda poi un altro esempio, quello dell' obbligo del preventivo.

Chiaramente nulla questio in ordine all' opportunità -e già ora vi sono  professionisti “per bene” che quantificano la spesa al cliente anche senza che questi ne faccia specifica domanda – e alla legittimità della richiesta, ma anche in questo caso quale il nesso causale tra il preventivo, la cui omissione avrà, se non ho capito male, solo “riflessi deontologici”, e il rilancio dell' economia?

Sarebbe come affermare che l' eliminazione di un callo al mignolo gioverebbe in modo sostanziale sul quadro clinico del paziente oncologico quasi terminale.

E poi perché non adottare la detta disposizione a tutte le professioni comprese quelle per le quali la redazione di un preventivo è molto più facile   anche perché manca la controparte, che spesso complica un po' la faccenda....

Dicasi parimenti per la riduzione del periodo di pratica.

Le conclusioni sulla chiarezza delle idee e degli obiettivi da perseguire che animano queste disposizioni, oggetto del presente contributo, le lascio al lettore, termino con uno spunto di cronaca, pertinente al punto di inizio di questi poche righe, la mediazione: fine novembre 2010 si è tolta la mediazione (il tentativo di conciliazione) dalle cause di lavoro, in quanto inutile; marzo 2011 obbligazione necessaria introdotta nel processo civile: con una mano si disfa e con l' altra si ricostruisce ciò che si è demolito....chissà che tra un anno non rispuntino le tariffe minime.

 

 

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