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di Marco Cedolin

 

Anche il mito del progresso come qualunque manipolazione psicologica necessita di essere costruito con cura attraverso l’uso smodato della demagogia, il condizionamento del pensiero e la creazione di suggestioni che siano in grado di influenzare l’immaginario collettivo fino al punto di farlo collimare con il disegno di coloro che gestiscono il potere.

 

Gli artefici della manipolazione sono costituiti da tutti quei soggetti che a vario titolo concorrono alla formazione dell’opinione pubblica. Uomini politici, economisti, sindacalisti, giornalisti, pubblicitari, banchieri, scrittori, registi, personaggi dello spettacolo, manager di azienda, filosofi, sociologi ed opinion leader di ogni genere, si trovano nella condizione di partecipare alla costruzione di un pensiero dominante che possa essere condiviso dalla maggior parte dei cittadini. Tale pensiero è imperniato per forza di cose sugli obiettivi della crescita e dello sviluppo economico e li persegue in un’ottica di progresso basata sulla costruzione delle grandi opere, poiché solamente attraverso l’applicazione di questo modello i grandi gruppi di potere sono in grado di massimizzare i propri profitti.

 

La colonizzazione del linguaggio costituisce il presupposto attraverso il quale è possibile suggestionare, condizionare ed indirizzare l’immaginario collettivo nella direzione voluta.....

 

Coloro che gestiscono la manipolazione sfruttano le parole, spesso distorcendone il reale significato, usandole come arieti in grado di penetrare la coscienza individuale plasmandola a piacimento sulla base di luoghi comuni, frasi fatte, esternazioni ad effetto che i cittadini una volta plagiati finiscono per accettare come verità incontrovertibili da porre alla base del proprio bagaglio di conoscenza.

 

Ad alcuni termini è stata impropriamente attribuita una valenza positiva a prescindere dal loro reale significato ed essi vengono ripetuti come un mantra in ogni occasione da qualunque personalità pubblica, anche qualora si caratterizzino come citazioni fatte a sproposito e completamente avulse dal contesto del discorso. Crescita, sviluppo, progresso, democrazia, libertà, giustizia, uguaglianza, nuovo, moderno, grande, veloce, strategico, prioritario, globale, ambiente, ecologia, competitività, opportunità, benessere, solidarietà, sostenibile, ricerca, unione, innovazione, tecnologia, cambiamento, futuro, concorrenza, prosperità, sicurezza, cooperazione, sono tutte parole che vengono utilizzate in maniera sistematica per giustificare le posizioni e le scelte messe in atto dai grandi gruppi di potere, avvalorandole come buone e positive per l’intera collettività.

 

I concetti di crescita e sviluppo hanno ormai assunto una valenza omnicomprensiva quali fondamenti di qualsiasi proclama politico, industriale, commerciale, finanziario, sociale, manifestandosi come obiettivi imprescindibili, falsi dispensatori di prosperità e benessere, nel nome dei quali ogni cosa diventa sacrificabile. Una grande opera dagli impatti ambientali e sociali devastanti, nuovi incrementi della tassazione, sofferenze economiche sempre più stringenti, annientamento dello stato sociale, scelte che mettono a repentaglio la salute dei cittadini, ridimensionamenti dei diritti dei lavoratori, decisioni pesantemente impopolari o eticamente improponibili, fra le quali anche la guerra, possono venire accettate di buon grado qualora siano presentate come "sacrifici" indispensabili per incrementare la crescita e lo sviluppo.

 

Almeno fino al momento in cui anche i sacerdoti cominciano a perdere la propria credibilità e dietro allo schermo luminescente della TV iniziano a trasparire i primi brandelli della realtà, basta aguzzare la vista, per rendersi conto che non è poi così difficile.

 

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