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LA SCONFITTA
L' uomo per natura tende ad essere competitivo e cerca di prevalere. Tale modo di essere può essere valutato positivamente se legato al miglioramento di se stessi e alla realizzazione personale nel perseguimento degli obiettivi. Il problema si pone, però, quando si cerca, ad ogni costo, di vincere anche ricorrendo a mezzi sleali, pur di non subire una sconfitta, che, invece, può contribuire a rafforzare la propria personalità senza intaccare il valore dell'individuo.
A tal riguardo riporto di seguito le riflessioni di un grande scrittore scomparso, che condivido punto per punto, specialmente nella parte in cui, a volte, è preferibile stare con il perdente piuttosto che con il vincente, anche se, mi rendo conto della difficoltà di far passare un messaggio di questo tipo in un mondo pronto ad osannare sempre e comunque il " vincitore" per meri fini strumentali.
"Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati.
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell'apparire, del diventare.
A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde.
E' un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
Pier Paolo Pasolini "
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PAOLO NESTA