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LO STATO DELL'AVVOCATURA ITALIANA SECONDO IL CENSIS

Il 9 marzo scorso, nell'Auditorium della Cassa Forense, sono stati presentati i risultati finali dell’indagine Censis sullo stato dell'Avvocatura italiana.

All'incontro hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente della Cassa Nunzio Luciano, il Ministro della Giustizia Andrea Orlando intervistato dal giornalista del TG1 Francesco Giorgino e il Presidente del Censis Giuseppe De Rita.

Il Presidente Luciano, nel suo intervento introduttivo, si è soffermato sulla tematica relativa alla proletarizzazione dell'Avvocatura e sui progetti portati avanti dalla Cassa per dare risposte concrete alle esigenze degli Avvocati, evidenziando che per quest'anno sono stati stanziati a tal fine 64 milioni di euro, nell’ambito di un avanzo di bilancio superiore all'anno precedente.

Il Ministro, invece, ha ribadito di essere favorevole al socio di capitale per gli Avvocati, specificando che si deve discutere soltanto sul come e non sul se, a riprova della sua determinazione al riguardo. Inoltre il Ministro ha dichiarato espressamente di essere favorevole alle specializzazioni, rilevando l’indispensabilità delle stesse, come accade per i medici.

Tale paragone, però, desta perplessità in quanto i medici hanno un'utenza di circa 60 milioni di abitanti, che si avvalgono delle loro prestazioni, mentre l’utenza per gli Avvocati è di gran lunga inferiore e in alcune regioni italiane, se non in tutte, un'eccessiva settorializzazione dell’attività non consentirebbe di fruire di adeguato spazio lavorativo per difetto di domanda. Certo è che l'ulteriore riduzione di spazi lavorativi per gli Avvocati, che già ora versano in una condizione professionale molto critica, avrebbe effetti devastanti.

La finalità dell'indagine è stata, come evidenziato nella premessa del rapporto, quella di mettere a fuoco le molteplici dinamiche e dimensioni di esercizio della professione forense oggi in Italia: modalità organizzative, mercato di riferimento, identità professionale, fabbisogno formativo, la domanda di welfare e di rappresentanza.

Interessanti sono stati i risultati dell'indagine sull'immagine e la reputazione dell’Avvocatura nell'opinione degli italiani, condotta su un campione rappresentativo per genere, età, ed area geografica, di 1000 italiani. Tutto sommato è emerso che gli Avvocati ancora godono di un discreto prestigio sociale, specialmente nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni, in quanto la professione legale consentirebbe un buon ritorno economico e l'instaurazione di rapporti con il mondo politico e imprenditoriale.

Ciò che, invece, contribuisce ad influenzare negativamente l'immagine dell’Avvocato è, in primo luogo, un fattore estraneo alla categoria, ossia il cattivo funzionamento del sistema giudiziario italiano. Influiscono, però, nella valutazione negativa, secondo una percentuale minoritaria ma significativa degli intervistati, anche l'eccessivo orientamento al profitto, la vicinanza alla politica e la bassa qualità professionale di molti Avvocati.

Quest'ultima valutazione non mi appare realistica in quanto l'eccessivo orientamento al profitto e la vicinanza alla politica, a tutto concedere possono riguardare un esiguo numero di Avvocati , mentre la bassa qualità professionale, pur esistente in taluni casi , riguarda la minoranza e certamente non la maggioranza degli Avvocati, che invece, come spesso abbiamo occasione di constatare quotidianamente nell'esercizio della professione, mostrano impegno ed adeguata preparazione professionale.

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PAOLO NESTA