Tema di strettissima attualità, i referendum sulla Giustizia (e no solo) proposti dai Radicali sembrano essere, a detta di questi ultimi, una ottima medicina per il paziente gravemente malato.

Ecco perché abbiamo pensato di sentire sul tema Leonardo Molinari, giovane ed attivissimo Presidente di Radicali Roma, affinché ciascun lettore possa avere in proposito le idee più chiare.

Sig. Molinari, i Radicali stanno promuovendo 12 referendum di cui 10 riguardano la giustizia, perché avete deciso di mettere questo tema al centro della vostra proposta politica?

Da sempre i Radicali cercano di imporre nel dibattito politico italiano il tema di una riforma strutturale della giustizia. L'Italia è lo Stato europeo con il maggior numero di condanne per violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, soprattutto per l'irragionevole durata dei processi e per le condizioni delle nostre carceri. Questa giustizia non colpisce solamente chi deve essere risarcito per un torto subito o chi deve scontare una pena e vede violati i propri diritti, colpisce duramente anche l'economia italiana: I ritardi della giustizia costano alle imprese circa 2,3 miliardi di euro l'anno. Il costo medio sopportato dalle imprese italiane rappresenta circa il 30% del valore della controversia stessa (contro il 19% nella media Ocse). La durata media per la risoluzione di una controversia commerciale in Italia è di 1.210 giorni per arrivare a sentenza, contro i 515 della Spagna e i 394 della Germania o i 300 degli Usa. Questo comporta, secondo la Banca d'Italia, un danno stimabile in un punto percentuale di Pil.

Come possono questi quesiti referendari, affrontare un problema così profondo?

I referendum che stiamo proponendo agiscono in due modi: andando a toccare direttamente alcuni degli aspetti strutturali che fanno della nostra giustizia una macchina inefficiente e spesso addirittura dannosa e modificando le leggi che maggiormente intasano i tribunali e riempiono le carceri italiane.

Ci può spiegare brevemente cosa si prefiggono questi quesiti referendari?

I due quesiti per la responsabilità civile dei magistrati chiedono che venga reso possibile anche per il cittadino che abbia subito danni causati dall'attività di interpretazione delle norme di diritto o dalla valutazione dei fatti e delle prove da parte del giudice, l'esercizio dell'azione civile risarcitoria indiretta nei confronti del magistrato.

Il quesito per il rientro nelle funzioni proprie dei magistrati fuori ruolo serve ad impedire che centinaia di magistrati vadano a ricoprire incarichi nelle amministrazioni pubbliche rallentando ulteriormente lo smaltimento dei processi arretrati.

Il referendum contro l'abuso della custodia cautelare vuole limitare quella che oggi è, di fatto, un'anticipazione della pena: il 40% delle persone detenute in Italia è in attesa di giudizio e almeno 13000 di queste verranno riconosciute innocenti o estranee ai fatti.

Con il quesito referendario sull'abolizione dell'ergastolo si vuole superare il concetto di pena come vendetta sociale e al contempo riaffermare il principio, espresso nell'articolo 27 della Costituzione, di rieducazione del detenuto, intesa come capacità di vivere nella società. Fine che evidentemente non può essere raggiunto con una pena senza termine.

Chiedendo la separazione delle carriere dei magistrati, con l'ultimo dei quesiti che tocca direttamente la struttura della giustizia italiana, si vuole rendere effettiva la terzietà del giudice rendendolo equidistante tra il Pubblico Ministero e il difensore.

I restanti quesiti che mirano a riportare la giustizia e le carceri italiane all'interno della legalità propria di uno stato di diritto, vogliono modificare quelle leggi che costituiscono la causa maggiore dell'eccessivo numero di processi pendenti (oltre 9 milioni) cui seguono le oltre 180000 prescrizioni all'anno.

Il 40% dei detenuti è in carcere per aver violato la normativa sugli stupefacenti, almeno un terzo di questi è in carcere per fatti di lieve entità, per questo proponiamo un quesito che vuole eliminare la pena detentiva mentre rimarrebbe invariata la sanzione penale pecuniaria da 3000 a 26000 euro.

Il quesito sul divorzio breve vuole invece eliminare i tre anni di separazione obbligatoria prima di ottenere il divorzio riducendo il peso che grava sui tribunali e sui cittadini in termini di costi e durata dei procedimenti. Con i due quesiti sull'immigrazione si vuole abrogare il reato di clandestinità, che punisce una condizione anziché una condotta, ed eliminare quelle norme che incidono sulla clandestinizzazione e precarizzazione dei lavoratori migranti. 

Molti schieramenti politici stanno sostenendo la vostra campagna, il PDL sta raccogliendo le firme in tutta Italia per la giustizia giusta, non si potrebbero realizzare le vostre proposte con delle riforme attuate direttamente dal governo o dal parlamento?

La politica non si esaurisce nel governo e nel parlamento, come ricorda Emma Bonino questo governo ha ottenuto dalle camere un mandato limitato e a questo intende attenersi quindi, in questo momento, questi temi non sono ne priorità del governo ne del parlamento e dunque è proprio ora che lo strumento referendario trova il contesto in cui può essere più efficace.

Concludendo: dove si possono trovare i testi dei quesiti, come si può sostenere la vostra campagna e qual è il termine per la raccolta delle firme?

Tutti i testi dei 12 quesiti sono disponibili al sito www.referendumradicali.it Per sostenere la campagna referendaria in queste ultime due settimane (si potranno raccogliere le firme fino a circa il 30 settembre) oltre a firmare presso uno dei nostri tavoli in molte piazze italiane, aggiornati giornalmente sul sito internet, oppure in tutti i Comuni ed i Municipi d'Italia, è possibile partecipare attivamente alla raccolta firme proponendo nuove postazioni o partecipando alla raccolta firme nelle postazioni già previste. Per chi ne ha facoltà è inoltre possibile offrirsi per autenticare le firme, il tutto sempre tramite il sito internet della campagna referendaria.

A questo punto, cari lettori, a voi la scelta.

Personalmente ritengo che – a prescindere da come la si pensi al riguardo – l'istituto del referendum sia una delle poche occasioni in cui il cittadino può realmente far sentire la propria voce, e dunque sarebbe giusto fare in modo che i suddetti referendum giungano al vaglio del popolo italiano: unica remora è quella relativa, purtroppo, alla mancata attuazione dell'esito referendario, con ciò che ne consegue, come in passato abbiamo avuto modo di appurare.

Ci farebbe molto piacere ricevere vostri commenti in proposito.

Giancarlo Lima
AFG - Alleanza Forense per la Giustizia