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Con l'improvvisa entrata in vigore della nuova legge professionale é stato imposta a tutti gli Avvocati l'iscrizione alla Cassa Forense, senza più consentire franchigie di reddito minimo.

Tutti abbiamo constatato quanto ciò impatti, tanto sull'economia dei professionisti a reddito più basso, quanto sulla stessa stabilità dei conti della nostra Cassa Forense, trovatasi, senza preavviso, ad risolvere acrobaticamente il busillis dell'ammissione di quasi 60.000 Avvocati non iscritti all'ente previdenziale, dell'obbligo di fornire loro prospettive assistenziali e previdenziali e del difficoltoso equilibrio di sostenibilità a lungo termine (50 anni).

Tutto ciò, mentre la crisi economica più feroce morde con maggiore accanimento.

In realtà, per quanto possa apparire azzardato, la soluzione a questi problemi non può essere ricercata nella sola fredda coerenza che i numeri pure impongono.

La chiave di volta risiede principalmente dall'incremento dell'incremento della solidarietà intergenera-zionale tra gli Avvocati.

Ciò é dimostrato anche dall'analisi storica del sistema previdenziale.

Storicamente, la previdenza dei liberi professionisti è stata sempre organizzata sulla base di riferimenti alle singole categorie lavorative (avvocati, medici, commercialisti, ecc.) e alle rispettive attività professionali.

Questo ha portato ad accentuare quanto più l'autonomia strutturale e finanziaria di ciascun istituto pre-videnziale riferibile alla corrispondente categoria professionale.

Tale indirizzo organizzativo ha fatto sì che le casse di previdenza dei professionisti si siano sempre sviluppate senza eccessivi vincoli di solidarietà attiva e passiva, nè a beneficio del generale sistema previ-denziale pubblico (per intenderci, quello dell'Inps), nè nei confronti delle casse previdenziali delle altre cate-gorie professionali.

Di conseguenza, ciascuna categoria e cassa previdenziale ha vissuto di sole risorse proprie, risultando però impedito, dunque -nel bene e nel male- qualsiasi effetto di redistribuzione intercategoriale del reddito.

Posto ciò, appare impossibile mantenere la stabilità dell Cassa Forense ipotizzando il sostegno di altri che non siano le risorse che la sola Avvocatura può mettere in campo.

In tale contesto, escluso che le forme previdenziali obbligatorie delle professioni intellettuali siano di tipo "mutualistico", l'unica risorsa attuabile appare costituita dall'applicazione di un deciso indirizzo "solidaristico", improntato al modello nazionale di sicurezza sociale (seppure all'interno della singola categoria forense) ed in linea con i principi dettati dagli articoli 2 e 38 della Costituzione.

Dal momento che la previdenza (vieppiù solidaristica) degli liberi professionisti, al pari dell'aleatorietà connaturata al rapporto assicurativo previdenziale, non impone una stretta corrispondenza sinallagmatica tra contributi versati e prestazioni riscosse, a maggior ragione dovrà essere azionata la leva della solidarietà tra le generazioni per assicurare -con la stabilità della Cassa- l'assorbimento anche di colui che non ha avuto modo di versare adeguati contributi pr garantirsi prestazioni.

Del resto, già adesso ciò non si realizza imponendo il famigerato "contributo di solidarietà" oltre il tetto contributivo pensionabile e, cioè, rendendo obbligatoria la contribuzione ulteriore ai possessori di alti redditi, in relazione ai quali non verrà commisurato alcun più incremento pensionistico integrativo?

La solidarietà, dunque, principio cardine dell'intero sistema previdenziale forense, deve essere raffor-zata.

Solo ravvivando il necessario "spirito di corpo" tra Avvocati e senza prestare il fianco alle pur ingiuste accuse di "lobbismo", l'Avvocatura potrà navigare nel difficile mare della previdenza nazionale, così salva-guardando la Cassa nella propria già lunga odissea (tra pubblico e privato), evitando tanto di vederla divorata da "Scilla e Cariddi" (i famelici mostri della previdenza pubblica nazionale), quanto di naufragare ascoltando il melodioso canto delle Sirene (i capipopolo che vanno predicando -più o meno apertamente- l'abolizione della contribuzione alla Cassa od il suo definitivo disarmo).

Il sereno domani si alimenta con la previdenza dell'oggi, alla maniera delle formiche e non come le ci-cale.

Questo, gli Avvocati lo sanno bene.

Alessandro Graziani

Avvocato